Anteprima della puntata:
Meglio whatsapp, email, telefono o altro? Tu quali canali comunicativi preferisci e quali difficoltà incontri dall’uso scorretto?
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10 CONCETTI EMERSI DALLA PUNTATA
- Whatsapp è diventato lo strumento dominante per le comunicazioni personali, grazie alla sua versatilità (messaggi, audio, chiamate, video).
- Molte persone sentono di “subire” l’utilizzo di alcuni strumenti perché sono imposti dalle abitudini degli altri o dal contesto professionale.
- La scelta del canale di comunicazione varia spesso in base al contesto: vita privata, lavoro, urgenza, confidenza, disponibilità.
- Alcuni strumenti vengono evitati non per la loro inefficacia, ma per le emozioni o i ricordi negativi che suscitano (es. ansia legata alle telefonate).
- La gratuità e l’accessibilità degli strumenti digitali ha aumentato in modo esponenziale la quantità (spesso superflua) di comunicazione quotidiana.
- Molti partecipanti impongono delle “regole implicite” per l’utilizzo degli strumenti, come limiti orari o preferenze di formato (es. niente vocali lunghi).
- Nel mondo del lavoro, l’uso improprio degli strumenti digitali (come Teams o WhatsApp) può essere anche una forma di controllo o manipolazione comunicativa.
- Le scelte comunicative spesso ignorano le preferenze dell’altro: si comunica secondo la propria comodità, senza verificare se sia il metodo migliore per entrambi.
- Esiste una forte divergenza generazionale nell’uso e nella percezione degli strumenti di comunicazione.
- Molti ragionamenti sulla comunicazione sono legati a una domanda più profonda: “Serve davvero comunicare così tanto?”
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GLI SPUNTI NATI DA QUESTA LIVE
1. L’uso degli strumenti di comunicazione non è neutro, ma carico di significati personali e culturali
– Ogni persona attribuisce un valore specifico ai vari canali, che dipende dalle esperienze, dal contesto e dalle emozioni associate.
- Esempio pratico: Alcune persone potrebbero evitare di utilizzare Zoom perché lo associano a una comunicazione forzata e impersonale, altre invece potrebbero preferirlo per la possibilità di cogliere il tono e l’espressione dell’interlocutore.
2. Comunicare via WhatsApp può diventare una forma di pressione silenziosa
– Molte persone si sentono costrette a rispondere subito, anche “fuori orario”, perché si è creata un’aspettativa di disponibilità costante.
- Esempio pratico: Alcune persone dopo aver ricevuto messaggi audio di 4 o 10 minuti, se percepiti come invadenti o esagerati, potrebbero di conseguenza iniziare a “educare” i propri contatti a messaggi più brevi.
3. Scegliere lo strumento giusto per ogni tipo di comunicazione migliora le relazioni
– Non esiste un unico canale ideale: è utile valutare il tipo di messaggio, l’urgenza e la relazione con l’interlocutore.
- Esempio pratico: WhatsApp potrebbe essere utilizzato solo in seguito a un accordo esplicito con il cliente; in caso contrario, potrebbe essere più giusto utilizzare l’email o il telefono.
4. Nel lavoro, troppi strumenti generano confusione e richiedono gestione
– Ogni canale richiede manutenzione, organizzazione e attenzione: troppi strumenti complicano il flusso di lavoro.
- Esempio pratico: Potrebbe essere utile usare solo tre strumenti (mail, telefono, WhatsApp ad esempio) per non disperdere energie nella gestione di app diverse.
5. Imparare a dire “non rispondo subito” è un gesto di rispetto verso sé stessi
– La disponibilità continua non è sinonimo di professionalità: serve stabilire limiti chiari.
- Esempio pratico: Ricevere un messaggio di sera, potrebbe semplicemente essere letto ma rimandando la risposta al giorno seguente.
6. Le generazioni usano gli strumenti in modo diverso: serve mediazione
– Alcune persone prediligono messaggi scritti e asincroni, mentre altre preferiscono telefonate e comunicazioni dirette.
- Esempio pratico: In azienda potrebbero esserci conflitti tra chi vuole “parlare” e chi vuole “scrivere” su WhatsApp, con incomprensioni continue su tempi e modi.
7. I gruppi WhatsApp possono essere strumenti funzionali o trappole ansiogene
– Il valore della creazione di un gruppo con uno strumento di messaggistica istantanea (come Whatsapp, Telegram, ecc.) dipende dalla gestione condivisa e dal rispetto degli scopi per cui è nato.
- Esempio pratico: Creare un gruppo per una gita, ad esempio, funziona bene se tutti i partecipanti mantengono il focus e il tono adeguato.
8. Dietro ogni canale si nascondono regole implicite che andrebbero rese esplicite
– Il buon senso non è universale: le “regole” di utilizzo di uno strumento devono essere condivise per evitare fraintendimenti.
- Esempio pratico: In alcune situazioni, nonostante siano stati condivisi orari e modalità, potrebbe essere necessario interrompere collaborazioni se le regole non vengono rispettate (es. messaggi insistenti, pressioni continue).
DOMANDE GENERATIVE
Le domande che hanno generato un dialogo
Qual è il tuo canale di comunicazione preferito e perché?
Ha attivato una discussione personale e concreta, spingendo ciascuno a riflettere sul proprio modo di comunicare e sulle sue motivazioni.
Se qualcuno ti paga tanto, sei disposto a essere reperibile H24?
Ha portato alla luce visioni differenti sul rapporto tra tempo, etica e lavoro, aprendo un confronto tra valori personali e dinamiche professionali.
Esistono regole condivise nella comunicazione?
Ha stimolato il dibattito sul significato del “buonsenso” e sulla necessità di esplicitare regole, anche in contesti apparentemente informali.
DOMANDE TRASCURATE
Le domande che erano interessanti ma sono state poco considerate
Quali sono le quattro modalità principali di comunicazione su WhatsApp?
È stata accennata all’inizio ma non approfondita: l’interesse si è spostato subito sulle esperienze personali e sulle criticità dello strumento.
Abbiamo davvero bisogno di comunicare così tanto?
È stata posta come provocazione ma non è diventata centrale nel dialogo, rimanendo sullo sfondo della riflessione generale.
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