Seleziona una pagina
Partita IVA o dipendente: ha ancora senso farsi assumere?

SEGUI IL PODCAST

Spotify
Apple Podcast
Audible
Stagione 3 - Puntata n° 50
Anteprima della puntata:

Contratti del lavoro non aggiornati che rischiano di diventare colli di bottiglia, tutele sempre meno evidenti e una tassazione che farebbe propendere per la libera professione. Ha ancora senso farsi assumere?

10 CONCETTI EMERSI DALLA PUNTATA

  1. La scelta tra lavoro autonomo e dipendente non è solo economica, ma identitaria.
  2. Molti freelance invidiano la stabilità, mentre molti dipendenti sognano libertà.
  3. Farsi assumere oggi può avere ancora senso se il contesto valorizza la persona.
  4. La Partita IVA offre flessibilità, ma richiede gestione, disciplina e visione.
  5. Non esiste una forma “migliore”: esiste quella più adatta a un momento specifico della vita.
  6. Essere dipendenti non significa rinunciare all’autonomia di pensiero.
  7. Il confine tra dipendente e freelance si sta sfumando: molte realtà ibride esistono già.
  8. Chi lavora in autonomia spesso lavora di più e con maggiore pressione.
  9. Ci sono Partite IVA che dipendono da un solo cliente: è davvero autonomia?
  10. La libertà lavorativa non è legata alla forma contrattuale, ma alla possibilità di scegliere.
Entra nella community:

GLI SPUNTI NATI DA QUESTA LIVE

1. La scelta tra dipendenza e partita IVA non è più solo economica, ma valoriale

Sempre più persone decidono in base a ciò che vogliono dal proprio tempo, libertà e stile di vita.

  • Esempio pratico: Una voce racconta che ha scelto di restare dipendente nonostante guadagni minori perché non vuole più pensare alla gestione fiscale e commerciale del lavoro.
2. L’instabilità non è solo dei freelance: anche il lavoro dipendente oggi è precario

L’idea che “farsi assumere” garantisca sicurezza è spesso illusoria.

  • Esempio pratico: Una voce dice che è stata licenziata dopo anni da un’azienda solida e si è resa conto che l’unica vera sicurezza era sapersi muovere in più contesti.
3. La libertà della partita IVA può diventare una gabbia se manca un sistema di sostegno

Lavorare in proprio senza rete può portare a solitudine, sovraccarico e burnout.

  • Esempio pratico: Una voce racconta che ha fatto il salto da dipendente a freelance, ma dopo due anni è tornata in azienda per ritrovare un confine tra vita e lavoro.
4. Farsi assumere non significa rinunciare alla flessibilità, se il contesto è evoluto

Alcune aziende oggi offrono autonomia, orari flessibili e progettualità personale.

  • Esempio pratico: Una voce dice che lavora da dipendente ma con orari completamente autogestiti e obiettivi condivisi, senza rigidità.
5. Chi lavora in proprio deve anche imparare a “mettersi un capo”

Serve darsi regole, confini, obiettivi, perché non c’è nessuno che lo fa al posto tuo.

  • Esempio pratico: Una voce racconta che da freelance ha perso il ritmo all’inizio, finché non ha introdotto una sua “riunione del lunedì mattina” per pianificare.
6. Le scelte contrattuali sono anche scelte identitarie

Come ci definiamo nel lavoro incide su come ci sentiamo trattati, riconosciuti, ascoltati.

  • Esempio pratico: Una voce dice che da quando lavora con P.IVA viene vista come “esterna” e questo le pesa anche se si sente parte del team.
7. La cultura aziendale può fare più differenza del tipo di contratto

Si può stare male da freelance e benissimo da dipendente (o viceversa), dipende dal contesto umano.

  • Esempio pratico: Una voce racconta che ha lasciato una collaborazione autonoma molto pagata perché l’ambiente era tossico, e si è sentita più libera in un team piccolo ma coeso.
8. Il confine tra lavorare per sé e lavorare con altri oggi è più fluido che mai

Le forme miste (collaborazioni, consulenze, team ibridi) stanno diventando la norma.

  • Esempio pratico: Una voce dice che lavora tre giorni come dipendente e due come consulente autonoma: è faticoso, ma si sente più completa.

DOMANDE GENERATIVE

Le domande che hanno generato un dialogo

Quali sono oggi i reali vantaggi dell’essere dipendente?

Ha generato un confronto sulle garanzie percepite: stabilità, contributi previdenziali, ferie pagate, ma anche limiti in termini di autonomia e margini di manovra.

Chi sceglie la Partita IVA lo fa per libertà o per necessità?

Discussione accesa tra chi ha fatto una scelta consapevole e chi si è ritrovato “costretto” da un mercato che non offre contratti tradizionali stabili.

Come cambia il senso di identità professionale tra chi è assunto e chi lavora in proprio?

È emerso il tema dell’appartenenza: chi è dipendente parla spesso di “noi”, chi è autonomo sente più forte la responsabilità individuale e la fatica di rappresentarsi da solo.

La sicurezza contrattuale è ancora un criterio rilevante per scegliere?

Ha fatto emergere opinioni molto diverse: c’è chi la vede come necessaria in certe fasi della vita e chi la ritiene un’illusione anche nei contesti dipendenti.

DOMANDE TRASCURATE

Le domande che erano interessanti ma sono state poco considerate

Chi può davvero permettersi di scegliere tra IVA e contratto?

È stata posta ma non approfondita: nessuno ha affrontato la questione di privilegio, capitale iniziale o condizioni familiari di partenza.

Quali competenze servono per restare sostenibili da autonomi nel tempo?

Spunto lasciato cadere: non si è parlato di gestione finanziaria, networking, strategia commerciale o capacità di rigenerarsi.

Essere assunti significa delegare completamente la gestione della propria carriera?

Domanda accennata ma non sviluppata: avrebbe potuto portare a discutere del rischio di passività anche all’interno di un contesto strutturato.

Come cambia il concetto di “collega” in un contesto da freelance?

Interessante suggestione che non è stata raccolta: non si è parlato di senso di comunità, solitudine o alleanze tra pari nel mondo IVA.